Krugman, l’austerity e i Bocconiani.

di Alessio Mazzucco

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Non tutti i Bocconiani sono isterici sostenitori dell’austerità; il problema è che tutti gli isterici sostenitori dell’austerità sono Bocconiani. Parola di Paul Krugman.

Sapete qual è il vero problema? Nel lungo dibattito austerity vs spese pazze resta difficile comunicare ai cittadini la propria idea senza precipitare nel populismo. Sì, sarebbe bello mettere fine all’austerità; anzi, è imperativo.Ma, come ogni cosa, se si vogliono buoni risultati servono buone basi di partenza. Tutti si riempiono la bocca di Keynes. Sì, sapete, John Maynard Keynes, quell’economista che previde la crisi tedesca causata dalla pace di Versailles, che scrisse di moneta, interesse, occupazione e investimenti lasciandoci un’eredità di pensiero economico senza pari.

Bene, Keynes scriveva di intervento pubblico nell’economia. Ma scriveva anche che l’intervento doveva essere mirato agli investimenti che rilanciassero l’economia oltre l’immediato impasse nel quale si ritrovava. Molti citano la sua frase (vado a memoria): piuttosto che nulla, fategli scavare e riempire delle buche e dategli un salario. Frase citata a caso, perché tutti dimenticano il periodo successivo in cui l’autore inglese ci ricorda: un paese che dovesse basare l’economia su un sistema del genere è un paese diretto al fallimento. Morale: è inutile gettare danari a pioggia sulle persone, è molto utile l’intervento in economia da parte dello Stato per sostenere gli investimenti e rilanciare la domanda nell’immediato.

Bene. Su questo post non ho altro da scrivere. Aggiungerei un punto: qualche economista/opinionista/giornalista sussurra che in Italia non c’è stata abbastanza austerità. Sì, certo, come no. Vi segnalo questo articolo del sempre buon amico Nicolò Cavalli. Lo sottoscrivo al 100%, e ne consiglio la lettura. Nota bene: siamo entrambi Bocconiani; non siamo in molti a pensarla così, ma ci siamo. Krugman, non disperare!

2 risposte a “Krugman, l’austerity e i Bocconiani.

  1. le citazioni di keynes mi vanno bene ma qualcuno dovrebbe cominciare a citare i ( pochi ) borghesi illuminati del secolo scorso che hanno permesso , all’interno di un robusto programma statale di nazionalizzazioni , di industrializzare l’Italia e farla diventare una delle prime sei potenze industriali del mondo. Forse bisognerebbe ripartire da lì, dai Fermi, Natta, e andare a Mattei ma anche al conte Volpi di Camerana ( Porto Marghera ) Olivetti, Agnelli ( perchè no ? ) ma anche altri meno conosciuti. Insomma, tra questi elenchinon ci sono bocconiani ma scienziati e ingegneri oltre che imprenditori focalizzati sull’economia reale. Un bocconiano ( mi scuso se insisto ma non è per denigrare questo tipo di studi, è solo che negli ultimi 30 anni è stato sopravvalutato e usato a sproposito ) inserito in un’azienda non può che far licenziare e risparmiare sulla carta igienica , ma la cosa più drammatica è che non sà e non può sapere quali tipi di investimenti vanno fatti perchè molto semplicemente è incompetente. Infatti tendenzialmente preferisce tagliare gli investimenti dimostrando di risparmiare nell’immediato e così facendo imbellettando i bilanci del breve periodo. Alla fine i nodi vengono al pettine.

  2. Gifio 1, non faccia di tutta l’erba un fascio. Conosco bene alcuni dei nomi che ha citato e, personalmente, considero Mattei e Olivetti espressioni di un’Italia migliore. Scrivo di Keynes per portare un contributo infinitesimale al dibattito sull’austerità e per chiarire, a piccolissime dosi, alcuni concetti espressi dall’economista rimasti oscuri.
    Non so con chi ha avuto a che fare della Bocconi, ma vederci come tagliatori di carta igienica è offensivo. Detto questo, mi ritrovo d’accordo col succo del suo articolo. Cordiali saluti

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